Tratto da un articolo apparso su "BresciaOggi" di Giovedi' 19 Maggio 1994, in pagina 12 (cronaca). ============================================================================ Finanza in azione | E' la prima grande operazione contro il | Dopo il film in tutta Italia | "crimine informatico", sulla base della | "War games" | recente legge che tutela i diritti | episodi di | d'autore anche in questo campo | pirateria | Sequestrati 120 impianti e 60 mila dis- | informatica | chetti. Paralizzate molte banche dati | La guerra dei computer Sei bresciani nell'inchiesta sui "pirati elettronici" Perquisito ogni angolo di casa "Hanno voluto guardare persino dentro il frigorifero" Sedici anni, biondino, corporatura esile, occhiali con montatura in metallo, terza liceo al Calini. Certo ha un po' l'aria del piccolo scienziato, ma nessuno si sentirebbe di sospettargli loschi traffici o un uso cinico e spregiudicato delle sue conoscenze per vantaggio personale. Meno che mai si riuscirebbe a considerarlo un "pirata" braccato dalle forze dell'ordine. Invece proprio lui e altri cinque ragazzi bresciani appassionati di informatica sono coinvolti nella prima grande operazione di polizia contro il "computer crime", il crimine elettronico. Adesso dovranno nominare un avvocato e difendersi in un procedimento giudiziario che per la sua complessita' rischia di durare anni. Intanto le costose apparecchiature con le quali coltivavano il loro hobby appassionante rimarranno sotto sequestro. Inservibili. di Mario Grigoletto --------------------- Scattata l'11 maggio scorso per ordine di un magistrato pesarese, l'operazione "Hardware I" e' tuttora in corso in diverse citta' italiane. Centoquattordici finora le persone che si sono viste arrivare in casa la Guardia di Finanza. Che ha messo i sigilli ad almeno 120 sofisticati impianti elettronici e ad altrettanti "modem" (le apparecchiature che consentono di collegare ilcomputer alla rete telefonica per trasmettere e ricevere dati). Gli agenti hanno sequestrato qualcosa come circa 60 mila dischetti, oltre 300 tra cassette "streamer" e Cd Rom (identici ai compact disk musicali, possono immagazzinare grandi quantita' di materiali). In molti casi, i finanzieri hanno reso inservibili anche vere e proprie banche dati, allestite da aziende o privati, che nel tempo avevano accumulato documenti e programmi da mettere a disposizione di chiunque si mettesse in contatto attraverso il cavo telefonico. Si rischia la galera. Gravissimi i reati ipotizzati in base alla nuova legge che protegge i diritti d'autore nel campo dell'informatica, entrata in vigore il 14 gennaio: associazione per delinquere finalizzata alla diffusione di programmi per computer illegalmente copiati e utilizzo fraudolento di "chiavi di accesso" per penetrare in elaboratori di "pubblica utilita'". La pena prevista arriva fino a tre anni. E pare si parli addirittura di contrabbandom in relazione a materiali eventualmente provenienti dall'estero. A parte i disagi per i singoli appassionati, l'intervento della forza pubblica ha praticamente paralizzato due "reti" informatiche che in Italia hanno centinaia di aderenti: la "FidoNet" e la "PeaceLink". La prima e' la filiale italiana di una organizzazione internazionale di "sysop" (system operator), specializzata proprio in telematica: un punto di riferimento per chiunque si dedica all'informatica, con servizi e documenti su tutto quanto puo' interessare l'uso del computer. "PeaceLink" invece, sempre attraverso la comunicazione via modem, diffonde notizie e documenti sulle iniziative del volontariato pacifista in Italia e in altripaesi del mondo: tra l'altro e' l'organizzazione che recentemente, attraverso i radioamatori, e' riuscita a tenere i contatti con la popolazione della ex Jugoslavia martoriata dalla guerra. "PeaceLink" ha anche denunciato i rischi dell'operazione decisa dalla magistratura (ne riferiamo qui a fianco). Chi e'? La Finanza. Se a Pesaro effettivamente gli agenti sembrano aver individuato una vera e propria centrale, che con i programmi copiati e venduti ha messo insieme un giro d'affari valutabile in centinaia di miloni, gran parte delle altre persone coinvolte sono appassionati chein casa coltivano l'hobby dell'informatica. Come il biondino del Calini (di cui non citiamo il nome, perche' e' minorenne e per evitargli ulteriori complicazioni). E' stato individuato probabilmente attarverso il numero telefonico utilizzato per il computer: l'abbonamento Sip e' intestato al padre, il cui nome infatti e' quello citato nel decreto del magistrato. La brutta avventura ha coinvolto tutta la famiglia, "Hanno suonato alla porta - racconta - e alla citofono ci siamo sentiti rispondere: Guardia di Finanza". Un ufficiale e tre agenti armati hanno mostrato l'ordine di perquisizione e hanno cominciato a roistare ovunque. "Non abbiamo certo fatto storie - spiega il padre - stavano facendo il loro dovere, eseguivano ordini e comunque sono statianche gentili. Comunque si sono fatti mostrare ogni angolo di casa: sala, cucina, camere, bagni, cantina; hanno controllato anche le auto, persino dentro il frigorifero hanno cercato...". E hanno messo i sigilli a tutto. "Sono agenti - aggiunge il padre - mica tecnici esperti della materia. Cosi', hanno sequestrato qualsiasi cosa avesse a che fare con l'informatica: computer, modem e tutti i dischetti (253), piu' sette Cd Rom, anche se tutto il materiale e' in regola. I programmi sono tutti di pubblico dominio, non protetti da copyright". Affiliato alla "FidoNet", il ragazzo spiega che tutti gli operatori della rete sono tenuti a un rigido codice morale: niente copie di programmi e assoltua riservatezza sui materiali altrui. Tramite la propria banca dati, lui gestisce tra l'atro un servizio di posta telematica cio ricorrono anche una ventina di utenti fissi. Tutto gratis. "Del resto, gli abusivi non si fanno certo conoscere; gli operatori amatoriali invece hanno recapito e numero telefonico sulle riviste del settore, chiunque puo' prendere contatto e scambiare informazioni". "Non e' giusto - conclude il padre - calpestare i diritti di tutti perche' qualcuno ha agito male. Quanto ci vorra' per liberare di nuovo le apparecchiature? Se vogliono prima leggere tutti i dischettti, sara' questione di anni. L'innocua passione di mio figlio e di tanti altri ragazzi viene brutalmente annullata. Senza contare le spese legali che ci aspettano...". Tratto da un articolo apparso su "BresciaOggi" di Giovedi' 19 Maggio 1994, in pagina 12 (cronaca). ============================================================================ Una legge, troppi rischi "Si colpisce il reato, ma non si difendono i diritti" "PeaceLink", che attarversi la telematica diffonde notizie e documenti sulle attivita' del volontariato a livello internazionale, e' una delle reti praticamente parallizate dall'inchiesta partita da Pesaro. In un comunicato denuncia i disgi provocati dalle decine di sequestri in tutta Italia: giusto punire i "pirati" dell'informatica - dice - ma e' assurdo per questo bloccare l'attivita' di tutti coloro che lavorano con la telematica senza scopi di lucro, senza danneggiare nessuno e anzi magari con finalita' umanitarie. In effetti - osserva PeaceLink - e' proprio la recente legge a rappresentare una ennesima "anomalia italiana": si colpisce il reato difendendo le aziende del software, ma manca una normativa che tuteli i diritti civili di chi nell'informatica ha trovato un nuovo e moderno sistema per comunicare con gli altri. Mentre la Costituzione sancisce che "tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione". La telematica amatoriale - aggiunge PeaceLink - andrebbe anzi incoraggaita, per evitare pericolose concentrazioni delle fonti informative. no dei bresciani coinvolti nell0inchiesta ricorda che, in effetti, chiunque ha un computer rischia di vedersi arrivare in casa la Finanza. I numeri della banche dati sono di pubblico dominio, chiunque puo' collegarsi, anche chi ha intenzioni fraudolente. "Colpire tutti indisciminatamente e' come sospettare di mafia uno che ha preso un caffe' nello stesso bar dove il giorno prima c'era un mafioso". m.gr.