Le motivazioni dell'Obiezione di Coscienza


E' chiaro che, esponendo in maniera schematica e differenziando i diversi tipi di motivazione che portano gli obiettori alla loro scelta, si rischia di non evidenziare in modo accurato l'individualita' del singolo, che puo' riconoscersi in tutto o in parte nelle considerazioni che seguiranno, e che comunque si ritiene essere quelle piu' comuni in base alla esperienza fatta.

Motivazioni socio-educative

Dal punto di vista educativo la diffusione di qualunque tipo di obiezione di coscienza risiede nella possibilita' di formare uomini sensibili ai problemi della giustizia e della liberta', attenti al rispetto dell'uomo in tutta la sua dignita'.

Alcuni obiettori evidenziano l'esienza di una societa' che escluda il ricorso alla violenza (da quella evidente della guerra, a quella sottile, ma non meno drammatica, delle barriere architettoniche o della mancanza della possibilita' di espressione per anti gruppi sociali) e che veda nella scelta educativa un elemento decisivo di intervento nella societa'.

Motivazioni di questo genere spesso accompagnano al rifiuto della "struttura esercito" la scelta di dedicare, in parte o completamente, l proprio tempo ad un servizio a favore dei piu' giovani o di ceti sociali abbandonati a se stessi da un sistema che si occupa solo di chi si fa sentire con forza e che puo' offrire qualcosa in cambio.

Inoltre, in questo tipo di motivazioni possono essere comprese quelle di coloro che ritengono il servizio civile un momento di ulteriore formazione per valorizzare alcune occasioni educative quali la possibilita' di sperimentare le proprie risorse autonomamente; il coraggio nell'affrontare situazioni nuove sia dal punto di vista fisico che psicologico; la capacita' di rinunciare ai beni di comodo; l'esperienza dell'assunzione di responsabilita' nei confronti di situazioni considerate ingiuste.

Motivazioni politiche

Da un punto di vista politico, l'OdC va interpretata come forma estrema di critica alla volonta' della maggioranza: come tale non va giudicata segno di disgregazione del tessuto sociale, ma come controllo e partecipazione alla gestione del bene collettivo.

L'esercito e' una delle strutture attraverso cui si forma il consenso mediante il condizionamento ideologico e l'imposizione dei modelli di comportamento funzionali alla logica del profitto, asse portante della societa' capitalistica. In paticolare l'esercito svole una unzione di sacca di occupazione, valvola di sicurezza per un sistema che sente crescere sempre piu' il peso di masse di giovani senza lavoro; e' un apparato "educativo" con la fuzione di itegrare psicologicamente i giovani in un ordine sociale autoritario, gerarchico, violento, repressivo e di addestrarli al comando ed all'obbedienza che non riflette e non discute, ad un rapporto tra gli uomini depersonificato e massificato.

Mantenendo simili apparati, gli stati ammettono indirettamente l'uso delle armi come mezzo per risolvere le controversie tra di loro, a discapito della vita dei cittadini.

Motivazioni religiose

Dal punto di vista religioso nella dottrina classica esiste il principio del dovere di rifiutare l'obbedienza ad una legge contraria al diritto naturale e alla Verita' Rivelata; rifiuto che si basa sul fatto che lo Stato puo' solo riconoscere tali principi che preesistono allo Stato stesso.

Questo primato della coscienza su quello assoluto dello Stato e del suo ordinamento positivo viene ricordato dal Concilio Vaticano II: "gli imperativi della Legge Divina, l'uomo li coglie e li riconosce attraverso la sua coscienza che e' tenuto a seguire in tutta la sua attivita' per raggiungere il suo fine che e' Dio. Non si deve quindi costringerlo ad agire contro la sua coscienza". (Dichiarazione su "La liberta' religiosa" - D.H.,3)

Nel 1965, sulla necessita' della difesa armata, Paolo VI all'ONU dichiarava: "se vlete essere fratelli, lasciate cadere le armi alle vostre mani: non si puo' amare con le armi in pugno".

Il Concilio Vaticano II, nello stesso anno, condannava senza incertezze la guerra totale anche difensiva, perche' in grado di produrre "distruzioni immani e indiscriminate, superanti di gran lunga i limiti della legittima difesa"(Costituzione Pastorale su "La Chiesa nel mondo contemporaneo"- G.S.,80) Nello stesso documento si condanava fermamente "la corsa agli armamenti come una delle piaghe piu' gravi dell'umanita' che danneggia in modo intollerabile i poveri".

Per quanto riguarda l'OdC al servizio militare, il Concilio si limita ad affermare: "sembra conforme ad equita' che le leggi provvedano umanamente al caso di coloro che, per motivi di coscienza, ricusano l'uso delle armi, mentre tuttavia accettano qualche altra forma di servizio della comunita' umana" (G.S.,79).

Nel 1976 il Convengno Pastorale su "Evangelizzazione e promozione umana" affermava: "il Convegno richiede alla Chiesa italiana di riportare i poveri al centro dell'attenzione e dell'impegno pastorale: cio' vuol dire anche promuovere il servizio civile sostitutivo di quello militare come scelta esemplare e preferenziale dei cattolici italiani".

Nel 1991 la Conferenza Episcopale Italiana prende posizione sull'OdC al numero 14 della nota pastorale intitolata "Educare alla legalita'", ribadendo che la stessa obiezione non e' incompatibile con l'obbedienza alla legge dello Stato.

da "Il Pensiero dietro l'Azione"
a cura del Centro Coordinamento Obiettori di Coscienza Caritas Diocesana - Pescara


torna alla Pagina dell'OdC
HOMEPAGE