Aug 2

Architettura dell’informazione

Category: tmrc

ogni tanto mi metto a fantasticare sul fatto che se qualcosa dovesse costringermi a casa, per un lungo periodo, non sarei poi così disperato.

probabilmente ( a parte che non mi dispiace stare a casa ), mi imbarcherei in qualche mega missione catalogatrice ( fosse anche all’interno dei file sul mio pc, anzi i miei, purtroppo..)

sto finendo di rileggere questo libro: “Architettura dell’informazione” di Luca Rosati (Apogeo).

vorrei ricordare qui alcuni tratti..

 

“[Vorrei che] ogni applicazione, ogni prodotto digitale avesse un web browser, senza perdere in funzionalità o velocità. Vorrei cioè “ultimate connectivity”, la massima connettività, in qualsiasi cosa io faccia. Non voglio avere una cesura, anche solo percepita, tra i dati in mio posseso e quelli che ho archiviato sul Web. E poi debbo poter operare in maniera ininterrotta e continua, attraverso apparecchi che siano davvero “amichevoli” non invadenti. Niente deve distoglierci dal flusso creativo o lavorativo in cui stiamo operando: la nostra attenzione deve essere rivolta sull’azione da compiere, non sullo strumento. Questa è l’etica insita nella user experience e io l’ho imparata quando entravo e uscivo, a mio piacere, dal flusso della musica rock” (Pabini Gabriel-Petit)

Questo mi ha colpito. In generale mi sono davvero rotto i coglioni di porre eccessiva attenzione al “mezzo”, soprattutto per presunte questioni di sicurezza e privacy.

Sono tutti pensieri che assorbono energia, sforzi. E poi ti resta meno cervello per pensare al resto. Che poi, questo “resto” sarebbe “il nuovo”, quello ancora da scoprire, non quello che conosco già.

E’ anche per questo motivo che… dopo mesi (se non anni), sono tornato a Chrome.

Mi ha sempre dato fastidio l’idea di fare ricerche su Google MENTRE si è loggati sul browser col proprio account Gmail.

Vabe’, in fin dei conti si può sempre abilitare la navigazione in “incognito”, se mai possa veramente servire a qualcosa.

Peccato però, ero piuttosto contento di usare Firefox con un MIO SERVER per sincronizzare bookmarks e password.

Non ho capito bene, ma mi pare che con la nuova versione di FF non si possa fare più.

Ma a parte tutto, come mi ha fatto riflettere anche il buon ftp21, Chrome è l’unico su cui la sincronizzazione dei bookmarks funziona VERAMENTE (senza stupidi doppioni, cosa che con FF succede), e poi ha un lettore pdf INTEGRATO.

E poi , come invece dice il buon rage, Chrome è probabilmente il browser più “auditato” , quindi più sicuro.

La questione è: salvarci le password oppure no?

Ho fatto una specie di sondaggio tra tutti i miei amici hackers: quasi tutti non le salvano,  e uno in particolare non usa nemmeno un gestore di password (va a memoria).

io al momento.. le sto salvando nel  browser ma non le sincronizzo tra i vari browser. e uso un gestore di password.

andiamo avanti.

PREFAZIONE:

Interessante è rendersi conto che , per mettere ordine, è necessario porre in discussione la nostra idea dell’ordine, concedersi il lusso dell’incoerenza , per arrivare a nuove forme di coerenza , più utili al nostro scopo. […]. Non fatevi prendere dal panico: è tutto molto più logico e intuitivo di come sembra a prima vista. L’abbiamo sempre saputo, solo che non sapevamo di saperlo. Luca Rosati ci racconta della categorizzazione, cioè di quel processo, basilare nell’ordinare cose o concetti, che ci consente di aggregare gli oggetti in gruppi sensati, per poi ritrovarli (o per consentire ad altri di farlo) con facilità, usando logiche intuitive”

La parte tra parentesi “(o per consentire ad altri di farlo)” l’ho sottolineata, perché rispecchia alcune mie intense elucubrazioni mentali quando sono a lavoro e metto mano, per esempio, alla documentazione interna.

Ma non solo: in realtà spesso organizzo file e cartelle sulla MIA postazione con la stessa logica (quella altruista): forse penso che la maniera più logica di ritrovare cose per un’altra persona sia anche quella più logica per me.  O magari ho paura di non ricordare più 🙂

POST SCRIPTUM: lo zoo di stoffa

Gaia ha sette anni e una certa propensione agli animali di peluche. [..] Le chiedo di spiegarmi come mai io veda sempre questi dodici, tredici animalie sempre rigorosamente  a gruppi,  ma mai tutti insieme, e lei mi fornisce questa spiegazione, disponendomeli davanti per mia educazione: alcuni di questi sono amici, quindi stanno sempre insieme.

Sono una foca, un asino e un elefante. La foca è anche l’animale alfa, il suo Hobbes personale, per così dire. I due cani stanno da soli, perché predano gli altri. Nell’ultima settimana li abbiamo dovuti sedare più volte mentre preparavano un barbecue per arrostire qualche altro peluce. Il coniglio è amico del gruppo foca-elefante-asino, ma viene dallo stesso posto della pecora (la fattoria? Gaia non dice); pertanto, si colloca in mezzo tra questi, ma solo quando i cani non cercano di mangiarlo, se no si nasconde nella sua tana.

La puzzola e il pinguino sono quasi sempre insieme perché sono dello stesso colore; poi il pinguino sta insegnando alla puzzola a nuotare. Le altre due foche piccole, ma veramente piccole, stanno sempre insieme perché sono della stessa taglia. Il secondo elefante e l’ornitorico hanno la stessa età e giocano insieme , ma in realtà sia l’ornitorinco che il pinguino hanno il becco, quindi il primo fa in realtà anche gruppo col secondo, ma, attenzione, non il secondo elefante. Lui non c’è se l’ornitorinco sta da solo”

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